In Italia si investe nel web marketing, mercato dominato largamente dagli USA ma che offre possibilità di crescita ancora lontane dall’essere anche solo immaginate. Tra gli eventi itineranti legati alla formazione nel settore, la community GT, forum con 100mila utenti attivi, ha organizzato WebReevolution, festival del web marketing. «Siamo partiti col fare formazione dalla Calabria con 13 persone nel 2007» spiega Cosmano Lombardo, Responsabile relazioni esterne di GT Idea «dopo sei anni abbiamo organizzato a Roma il primo festival del web marketing, al WebReevolution di fine giugno hanno partecipato 510 persone e 210 ci hanno seguiti in streaming. In questi anni abbiamo formato oltre 10mila persone, la formazione in questo settore rimane il nostro obiettivo primario ed in futuro vorremmo riuscire ad organizzare un festival del web marketing internazionale».
Il mercato dell’online advertising in Europa, secondo l’annuale rapporto AdEx Benchmark di IAB Europe, ha un valore di 24,3 miliardi ed è in forte crescita (+11,5% rispetto al 2011). Primeggia il Regno Unito con un valore di 6,6 miliardi di euro; seguito dalla Germania con 4,6 miliardi di euro; dalla Francia con 2,8 miliardi mentre l’Italia si trova al quinto posto con un giro d’affari pari a 1,4 miliardi di euro. «Con una crescita del 15,3% nel 2011 seguita da quella dell’11,5% nel 2012, il nostro settore, contrariamente all’economia europea, continua a offrire performance notevoli» conferma Kimon Zorbas, CEO di IAB Europe. A fronte di una generale contrazione negli investimenti pubblicitari, nello Stivale il segmento internet è l’unico a fare registrare una crescita dell’ 1,4% nel 2013 secondo la fotografia scattata da Nielsen/Fcp ad aprile 2013 che non tiene però conto del search engine marketing (la pubblicità fatta sui motori di ricerca).
I presupposti per la crescita del comparto ci sono tutti: durante lo scorso mese di marzo 28,6 milioni di italiani si sono connessi alla Rete; ridotto ai minimi termini un italiano su due fa parte della popolazione connessa, un bacino che ancora non può competere con quello di chi guarda la TV ma supera chi legge quotidiani o riviste e si avvicina a passi da gigante al numero dei radio-ascoltatori. Facile quindi prevedere come gli inserzionisti suddivideranno i budget da destinare all’advertising.
di Giuditta Mosca, 4 luglio 2013 – Fonte: Il Sole 24 Ore