Quattro istituti di credito sono stati condannati a restituire a un correntista – un’azienda grossetana – 150mila euro tra capitale e interessi al termine di una causa per indebito anatocismo. L’anatocismo è il calcolo della capitalizzazione degli interessi su un capitale, in sostanza gli interessi sugli interessi.
Lo ha stabilito il giudice civile Giulia Conte, che ha riconosciuto le ragioni dell’azienda che lamentava (dal 2005) un’applicazione indebita dell’anatocismo calcolato trimestralmente. La Banca popolare dell’Etruria e del Lazio dovrà versare 24mila euro; Capitalia-Banca di Roma 2.800 euro; Monte dei Paschi 56mila euro; Banca Antonveneta 40mila euro. Ciascuna dovrà versare anche gli interessi legali dal luglio 2005 nonché la differenza, da quella data, tra il tasso del rendimento medio annuo netto dei titoli di Stato di durata non superiore ai dodici mesi e il saggio degli interessi legali. I quattro istituti di credito sono stati anche condannati a pagare le spese di lite per 18.200 euro per compenso professionale e 860 euro per spese.
L’azienda si era costituita con l’avvocato Roberto Vannetti. L’iter è stato particolarmente complesso e ha comportato il superamento di varie eccezioni da parte delle banche, alcune delle quali (Banca Toscana, Bnl, Cfr e Banca popolare di Novara) hanno raggiunto un accordo e sono quindi usciti dalla causa. È stato anche necessario dar luogo a due consulenze tecniche, la seconda intervenuta dopo una sentenza a sezioni unite della Cassazione risalente al 2010. Il giudice, venuto meno l’anatocismo trimestrale,
dichiara che deve essere «esclusa ogni forma di capitalizzazione degli interessi», perché «anche la capitalizzazione annuale confligge con il disposto dell’art. 1283 del codice civile», perché essa «avviene comunque in base a una pattuizione anteriore alla loro scadenza e non posteriore».

Fonte: Il Tirreno, 01 aprile 2014