Con una sentenza del Tribunale di Bari (quarta sezione civile, depositata il 24 luglio scorso) una banca è stata condannata al pagamento di oltre 70mila euro a favore di un’impresa pugliese e buona parte di questa cifra si riferisce a un indebito anatocismo nei confronti dell’azienda. Lo ha reso noto l’Adusbef pugliese che ha assistito l’impresa pugliese al centro della vicenda. Nel suo pronunciamento, il giudice, oltre all’indebito ricorso alla capitalizzazione trimestrale degli interessi, censura anche l’applicazione di interessi passivi, commissioni di massimo scoperto e spese non pattuite.
«La vicenda processuale – sottolinea l’Adusbef – ha avuto inizio nel 2005,quando la società ha deciso di far verificare dal Tribunale di Bari la correttezza del comportamento della banca, e si è conclusa dopo oltre 10 anni». Il contratto tra l’istituto di credito e l’impresa risaliva a prima della delibera del Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio del 9 febbraio 2000 con il quale venivano stabiliti modalità e criteri per la produzione di interessi su interessi sulle operazioni bancarie.
Questa delibera rimetteva alle parti, nei contratti di conto corrente, la determinazione della periodicità degli interessi, disponendo, però, la stessa periodicità sia per gli interessi a credito che per quelli a debito. Il Tribunale di Bari, con una serie di motivazione e sulla base dell’apposita Ctu, ha escluso l’applicabilità a questo caso sia della capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi sia di quella annuale.
«Dopo tanto battagliare, giustizia è fatta – ha dichiarato l’avvocato Massimo Melpignano, che è vicepresidente Adusbef per la Puglia e che ha difeso l’azienda contro la banca: “Le nostre battaglie continuano, come sempre, non solo su un piano processuale ma anche su un piano informativo e divulgativo, per tenere sempre alta l’attenzione su temi di grande interesse per la collettività e per la sopravvivenza di tante famiglie e di tanti imprenditori».

Fonte: Il sole 24 Ore, 4 settembre 2015